L’EFFETTO DIVA NEI TENNISTI PROFESSIONISTI: COSA SUCCEDE PRIMA DEL DRITTO
Paolo Arrigoni 1 , Valeria Vismara 2 , Simone Cassin 2 , Simone Gallizzi 2 , Sofia Perfetti 2 , Leonardo Clausetti 2 , Cristiano Casadei 1 , Jane Messina 1
1. Clinica Ortopedica, Azienda Socio Sanitaria Territoriale Centro Specialistico Ortopedico Traumatologico Gaetano Pini-CTO, Piazza Cardinal Ferrari 1, 20122, Milan, Italy
2. Scuola Di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia Università Degli Studi Di Milano, Via Festa del Perdono 7, 20122, Milan, Italy
Il tennis è uno sport faticoso, sempre più veloce e caratterizzato da specifici infortuni.
I movimenti veloci, intensi e a scatti che lo caratterizzano e costringono i giocatori a effettuare improvvisi campi di direzione durante la corsa o durante un colpo, generano forze ad alto carico(1) portando a un gran numero di lesioni, soprattutto agli arti superiori(2,3).
In particolare, per quanto riguarda il gomito, le lesioni della regione mediale sono maggiori rispetto alle lesioni laterali, sono una delle diagnosi più frequenti in tennisti professionisti(4) e, soprattutto, sono in continua crescita.
La causa dell’alto numero di infortuni della regione mediale è da ricercare nel gioco in sé e nella sua evoluzione negli ultimi 10 anni. Una delle principali rivoluzioni nel tennis è l’aumento sempre maggiore di giocatori che assumono una posizione ‘open-stance’, più frontale e parallela alla rete rispetto alle posizioni chiuse usate in precedenza per la preparazione del dritto. Questa posizione consente una risposta sicuramente più veloce al colpo, ma costringe il giocatore a trasferire la forza di carico sulle spalle, non sufficientemente ruotate, e sull’avambraccio, che automaticamente iper-supina(5).
Lo scopo del nostro lavoro è ricercare la causa primaria delle lesioni mediali sempre maggiori in tennisti professionisti mediante un’analisi meccanica del loro colpo di dritto.
Per fare questo sono state utilizzate registrazioni di giocatori professionisti (nelle prime 25 posizioni nella classifica ATP) per poter calcolare un angolo di flessione in preparazione al colpo di dritto. Le registrazioni sono state effettuate da telecamere in grado di acquisire il gesto atletico con 60 fotogrammi al secondo in 4 diverse angolature: una anteriore, una posteriore e due laterali. Per la nostra analisi sono state valutate esclusivamente le registrazioni anteriori per aver una più chiara visione del gomito e per misurare in modo riproducibile l’angolo di dritto(6–8) (Fig1).
I fotogrammi selezionati secondo i criteri di inclusione sono stati analizzati in ordine casuale da 3 chirurghi ortopedici indipendenti, per 3 volte, per un totale di 144 misurazioni finali.
Il valore dell’angolo in media è di 11.50° ± 4.74° (Osservatore 1: 134 11.46° ± 4.86°; Osservatore 2: 9.88° ± 4.84°; Osservatore 3: 13.17° ± 5.00°) con un valore ICC medio di 0.703, indice di buona riproducibilità della tecnica. I valori tra 11° e 4° mostrano un fenomeno di varo del gomito prima dell’impatto con la pallina durante il dritto.
Negli ultimi anni il tennis ha subito un’importante accelerazione grazie a cambiamenti e miglioramenti nella prestazione, racchette e palline. Questo ha inevitabilmente portato gli atleti a preferire una posizione ‘open-stance’ durante il dritto per risparmiare tempo in difesa. Di fatto, la necessità di giocare più velocemente ha determinato un cambiamento radicale nella posizione di gioco passando da una chiusa ad una aperta con il petto rivolto parallelamente alla rete (1).
Anche se questa posizione è più facile e veloce da raggiungere, impone un maggior coinvolgimento degli arti superiori per trasferire l’energia necessaria a effettuare un dritto, in mancanza della rotazione nelle spalle e nel tronco, presente invece in ‘close-stance’. La mancanza di rotazione del busto può determinare una riduzione della velocità della racchetta, che in questo caso è compensata dall’aumento di rotazione esterna della spalla (9). Giocare in questa posizione porta il gomito in una posizione più flessa durante la preparazione del colpo, con un aumento di stress in valgo che porta sotto tensione il legamento collaterale mediale.
L’effetto DIVA (Dynamic Instant Varus Accommodation) registrato durante le nostre analisi porta di fatto a un meccanismo di compensazione per preservare il legamento collaterale mediale stressato durante il dritto in posizione open (Fig2).
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