Intervista al prof. Paolo Pillastrini

di Marco Musorrofiti

Sono molto onorato di avere l’opportunità di intervistare di nuovo uno dei fisioterapisti che da tempo considero un punto di riferimento nel panorama nazionale. È passato un periodo di circa 15 anni dalla nostra precedente intervista e, nel frattempo, il Professore ha raggiunto traguardi straordinari, diventando non solo Professore Ordinario, ma anche assumendo recentemente il ruolo di Direttore di Dipartimento. La sua carriera è un faro luminoso per molti fisioterapisti che ambiscono alla carriera accademica e che credono nel valore della ricerca nel campo della riabilitazione.

Musorrofiti: Professor Paolo Pillastrini, appena nominato Direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’Università di Bologna. Innanzitutto, congratulazioni per questa prestigiosa nomina. Se non sbaglio, lei è il primo fisioterapista a essere nominato direttore di dipartimento. Cosa può significare questo e qual è l’importanza di questa nomina?

Pillastrini: Grazie per i complimenti. Sì, effettivamente è un’occasione molto significativa. Il ruolo di direttore di dipartimento è cruciale, poiché i dipartimenti sono l’unità fondamentale dell’organizzazione universitaria. Inizialmente dedicati alla ricerca, ora hanno ereditato anche la gestione dell’attività didattica. Da un punto di vista personale, questa nomina mi ha colpito

profondamente, essendo il primo non medico a ricoprire un incarico così prestigioso in un dipartimento medico di una grande università come Bologna. Credo che ciò apra nuovi scenari di cui vale la pena discutere.

Musorrofiti: Quali sono state le sue impressioni iniziali quando è stato avvicinato per questa nomina?

Pillastrini: Quando i colleghi hanno proposto la mia candidatura, devo ammettere di non essere stato preparato per un incarico così sfidante e importante. Tuttavia, la mia lunga esperienza nella didattica ha probabilmente contribuito alla loro scelta. È stata una sorpresa essere considerato per la direzione di un dipartimento medico e, ancora di più, essendo un fisioterapista.

Musorrofiti: Può raccontarci brevemente quali sono state le sue motivazioni principali nel diventare un fisioterapista?

Pillastrini: La mia passione per il mondo della disabilità è nata fin da giovane, frequentando istituti che ospitavano persone con gravi disturbi motori e cognitivi. Da lì ho intrapreso un percorso formativo che mi ha portato a lavorare in diversi contesti, dall’ortopedia alla riabilitazione neurologica, fino al mondo accademico. La mia scelta di diventare fisioterapista è stata sempre motivata dalla volontà di fare la differenza nella vita delle persone con problemi motori.

Musorrofiti: Durante il suo percorso, ha avuto dei mentori che hanno guidato il suo percorso?

Pillastrini: Sì, ho avuto la fortuna di incontrare e imparare da diverse persone, soprattutto professionisti medici e fisioterapisti di grande esperienza. Ognuno di loro mi ha arricchito sotto diversi aspetti, contribuendo alla mia crescita professionale e umana.

Musorrofiti: Ad un certo punto della sua vita ha deciso di intraprendere la carriera accademica. Quali sono stati i fattori che l’hanno spinta in questa direzione?

Pillastrini: La mia sensibilità verso la ricerca è nata presto, ma la vera svolta è stata la possibilità di partecipare a un concorso per professore associato nell’ambito delle scienze riabilitative. Da lì è iniziato un percorso che mi ha incardinato nell’insegnamento universitario e nella ricerca, contribuendo di conseguenza anche alla crescita della fisioterapia come disciplina accademica.

Musorrofiti: Come ha visto l’evoluzione della figura del fisioterapista nel corso degli anni?

Pillastrini: L’evoluzione è stata notevole, con un aumento significativo del numero di fisioterapisti che conseguono dottorati di ricerca e pubblicano lavori scientifici di alto livello. Tuttavia, c’è ancora molto da fare in termini di riconoscimento professionale e di opportunità di carriera, soprattutto a livello internazionale.

Musorrofiti: Rispetto ai colleghi all’estero, ci manca qualcosa o pensa che siamo sullo stesso livello?

Pillastrini: Per quanto riguarda la qualità del nostro lavoro, posso dire che siamo assolutamente allineati con i colleghi internazionali. Molti di noi hanno collaborazioni proficue con professionisti stranieri, che portano a iniziative progettuali internazionali significative. Tuttavia, se parliamo di riconoscimento professionale e opportunità di carriera, dobbiamo ammettere che ci sono differenze. In alcuni paesi, ad esempio nel mondo anglosassone, i professionisti della riabilitazione godono di una qualificazione e di opportunità di carriera più consolidate. Ad esempio, in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Australia e persino in Svezia, ci sono maggiori possibilità di intraprendere percorsi avanzati e di ottenere finanziamenti per una ricerca di alta qualità.

Musorrofiti: Secondo lei, il corso di laurea in fisioterapia è adeguato rispetto alla nostra figura professionale? Quali consigli darebbe per migliorarlo?

Pillastrini: In merito a questo dibattito è importante fare una distinzione. Ho sempre preso posizioni decise su questo argomento, anche quando se ne parlava molto e oggi sembra che se ne discuta meno. Tuttavia, c’è ancora un vivo dibattito, specialmente nei corridoi ministeriali, riguardo al concetto di “manutenzione” delle lauree. È evidente che le conoscenze necessarie per formare un fisioterapista oggi sono difficili da concentrare in un percorso formativo triennale.
Questo è un fatto ben noto da molti anni. Tuttavia è necessario passare dalla diagnosi alla fase propositiva. Una semplice estensione del percorso di formazione da tre a cinque anni, ad esempio, solleva molte domande su come gestire i 70.000 fisioterapisti già formati con un percorso triennale. Non avrebbe senso creare automaticamente fisioterapisti formati con un diverso numero di anni, poiché ciò potrebbe portare a disparità nel livello di esperienza e competenza. Personalmente, ritengo che una soluzione più sensata sarebbe quella di aggiungere percorsi di formazione avanzata attraverso lauree magistrali orientate ad ambiti specifico professionali, oltre alle lauree già esistenti, finalizzate ad acquisire competenze sul management, la didattica e la ricerca. Ho proposto questa idea oltre dieci anni fa e sono sempre più convinto che sia la strada giusta per far crescere e avvicinare la fisioterapia ad altre discipline mediche.
Una volta avviati tali percorsi, potremo poi rivedere l’intero sistema in base alle esperienze e alle necessità emergenti.

Musorrofiti: Qual è il messaggio che vorrebbe trasmettere a tutti i fisioterapisti che aspirano a seguire le sue orme?

Pillastrini: Il messaggio principale è che la fisioterapia è una disciplina che offre immense soddisfazioni a tutti i livelli. Dalla cura dei pazienti ai contatti con colleghi di tutto il mondo, la fisioterapia è una professione che merita di essere vissuta appieno. Apriamo porte a opportunità incredibili e superiamo ogni limite. Ho avuto l’onore di insegnare anche a colleghi medici in formazione, un’esperienza che arricchisce enormemente. Inoltre, ci sono molte opportunità di carriera per chi ha una vocazione per il coordinamento e la leadership nelle aziende sanitarie e nel mondo accademico. È un percorso stimolante che consiglio a chiunque abbia la passione per la professione. E vorrei ringraziare la redazione de Il Riabilitatore Magazine per i complimenti e l’apprezzamento. Sono grato per il sostegno e guardo con fiducia alle prossime tappe di questo percorso, con l’auspicio che un numero sempre maggiore di colleghi possa aver accesso alla carriera accademica, a rappresentare un ulteriore avanzamento anche della nostra disciplina verso l’ambizioso obiettivo di trasformarla in Scienza.

Buon lavoro al prof. Paolo Pillastrini da parte di tutta la Redazione de IL RIABILITATORE MAGAZINE.

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