INTERVISTA AD ANGELO DE CARLI

di Giovanni Di Giacomo

È un privilegio svolgere il ruolo di giornalista, poiché mi permette di intervistare non solo un eminente professionista, bensì un caro amico: il Prof. Angelo De Carli, rinomato ortopedico e medico della Nazionale Italiana di Calcio. Attualmente il Prof. De Carli riveste il ruolo di medico della Nazionale Maggiore e coordina il settore ortopedico e fisioterapico di tutte le selezioni nazionali maschili e femminili, oltre che del beach soccer e del calcio a 5.

Benvenuto innanzitutto e grazie di essere ospite della rivista Il Riabilitatore. Ci descrivi quale è il tuo ruolo oggi in ambito professionale ortopedico e medico sportivo.
Grazie a voi per l’attenzione dedicata e un caro saluto a Giovanni con il quale abbiamo condiviso la passione per la nostra professione fin dagli studi Universitari. Sono attualmente il medico della nazionale di calcio Maschile allenata da Luciano Spalletti e coordinatore delle nazionali maschili e femminili della FIGC per il settore Ortopedico e Fisioterapico. Dirigo inoltre la scuola di Specializzazione di Ortopedia e Traumatologia della facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza e la Unità Operativa complessa di Ortopedia e  Traumatologia dell’ Azienda Ospedaliera Universitaria Sant’Andrea.

Ci racconti il tuo ITER professionale che ti ha portato a raggiungere questi obiettivi così prestigiosi.
Mi sono specializzato in Ortopedia e Traumatologia presso l’Università di Roma “La Sapienza” e ho conseguito successivamente anche la specializzazione in Medicina dello Sport. Essendo stato in passato un atleta impegnato nell’atletica leggera ho fin dall’inizio coltivato il mio interesse per la Traumatologia sportiva, avendo avuto la possibilità grazie alla scuola di specializzazione diretta dal prof Perugia e con il Prof Ferretti di diventare prima medico delle manifestazioni di Atletica Leggera, poi della Pallavolo maschile under 18 e successivamente delle nazionali giovanili di calcio maschile fin dagli anni 90.

Essere il medico della Nazionale di calcio è sicuramente avvincente ovviamente ma esiste un “dark side of the moon”?
Sicuramente. Da quando mi ricordi non ho mai passato un compleanno in famiglia, essendo l’inizio di settembre sempre denso di impegni per le squadre nazionali e ho dovuto sacrificare molti impegni professionali e talora scientifici e ridurre al minimo le vacanze per poter dedicare il tempo libero alle trasferte con la squadra.

Essere il medico della Nazionale di calcio è sicuramente avvincente ovviamente ma esiste un “dark side of the moon”?
Sicuramente. Da quando mi ricordi non ho mai passato un compleanno in famiglia, essendo l’inizio di settembre sempre denso di impegni per le squadre nazionali e ho dovuto sacrificare molti impegni professionali e talora scientifici e ridurre al minimo le vacanze per poter dedicare il tempo libero alle trasferte con la squadra.

Com’è la gestione di un atleta di livello dal punto di vista medico, intendo i rapporti tra equipe medica della nazionale e equipe medica della società. Come si sviluppano questi rapporti?
Questo è forse il punto più delicato. Infatti il ruolo del medico federale è quello di preservare la salute dell’atleta in primo luogo e di mantenere ottimi rapporti con le squadre di club, per le quali i giocatori sono tesserati. Il segreto per cercare di far bene è quello di condividere sempre con i sanitari dei vari club, prima, durante e dopo gli impegni con la Nazionale, le condizioni di salute e tutti i problemi, anche piccoli, che si vengono a presentare di volta in volta. Il medico ed il fisioterapista devono essere estremamente coordinati e comunque dalla parte del calciatore; sono comunque prioritari il rapporto con l’allenatore e con tutti i tecnici del team ai quali è necessario spiegare chiaramente ed in maniera scientificamente corretta i motivi di alcune scelte. Con gli atleti professionisti è particolarmente delicato il risalto mediatico delle scelte e bisogna prestare particolare attenzione alla comunicazione. Invece con le giovanili spesso i problemi dei piccoli atleti vanno condivisi anche con i genitori oltre che con i sanitari delle squadre di appartenenza.

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