IL NEURO FASCIAL VASCULAR TRAINING (NFVT) COME EVOLUZIONE DELLA NEURODINAMICA NEL TRATTAMENTO DEGLI INTRAPPOLAMENTI NERVOSI PERIFERICI
Paolo Bertacchini PT, OMPT-DVMT
Docente a contratto di neurodinamica ed esame neurologico presso Master in Fisioterapia Muscoloscheletrica e Reumatologica, Terapia Manuale ed Esercizio Terapeutico Università di Bologna
Docente a contratto di esercizio terapeutico presso Master in Fisioterapia Muscoloscheletrica e Reumatologica, Terapia Manuale ed Esercizio Terapeutico Università di Bologna Università di Bologna
Docente a contratto di neurodinamica ed esame neurologico presso Master in Fisioterapia in ambito Muscoloscheletrico e Reumatologico Università di Perugia
Gli intrappolamenti del sistema nervoso periferico che riferiscono sintomatologia agli arti rappresentano un problema significativo per la popolazione, con la presenza di varie sindromi che possono portare a sintomi quali dolore, intorpidimento, formicolio, debolezza muscolare e atrofia (Schmid et al, 2018).
Si tratta di una realtà complessa e impegnativa sia dal punto di vista clinico che funzionale in quanto in grado di influenzare le capacità motorie e sensoriali delle persone limitando la loro qualità di vita.
L’eziologia prevede cause comuni e specifiche. Ad esempio la presenza di neuropatia nei pazienti con diabete è una condizione rilevante e frequente così come è riportato in letteratura che condizioni come la gravidanza, l’obesità, i lavori manuali impegnativi e di sollevamento, la disfunzione tiroidea, l’artrite reumatoide, l’età, il sesso, i fattori genetici e le vibrazioni sono tutti fattori contribuenti a questi disturbi (Atroshi et al, 2015).
Patoanatomicamente, la causa principale del dolore in questo tipo di sindromi risiede nella presenza di edema intraneurale causato dall’ischemia compressiva che conseguentemente porta ad una rottura della blood nerve barrier con stravaso di plasma e aumento di pressione fra i foglietti di connettivo costituenti il nervo (Mackinnon et al, 2002).
L’edema intraneurale puo’ localizzarsi in differenti zone acquisendo diversi nomi: subparanevriale, subepinevriale, intraendonevriale e multicompartimentale (de Ruiter et al., 2015). Questo accumulo di liquido viene assimilato da alcuni autori ad una minisindrome compartimentale. Questa situazione se prolungata, puo’ portare ad un aumento della meccanosensibilità del nervo stesso ma anche alla formazione irreversibile di tessuto fibrotico locale post-ischemico risultante in possibili disfunzioni neurologiche, dolore di tipo neuropatico, stimoli ectopici, iperalgesia, allodinia e parestesia (Bove et al, 1997; Mackinnon et al, 2002).
Nel mondo della fisioterapia, negli ultimi anni, si è approfondito lo studio di metodiche fisiche e di terapia manuale in grado di ridurre l’edema intraneurale e i sintomi collegati. In particolare la neurodinamica e i ricercatori che vi si dedicano hanno elaborato manovre valutative ma anche di trattamento dedicate al dolore neurogenico periferico.
L’obiettivo terapeutico delle tecniche neurodinamiche è quello di ridurre la meccanosensibilità del sistema nervoso periferico. Quest’ultimo infatti deve garantire un’ampia mobilità di tutte le sue componenti e nello stesso tempo mantenere la conduzione nervosa senza che l’allungamento o la compressione delle fibre nervose scateni dolore. Gli intrappolamenti nervosi aumentando la meccanosensibilità dei nervi periferici al loro stiramento sono motivo di dolore ogni qual volta l’arto interessato viene esteso per intero insieme a tutti i tessuti che ne fanno parte (Boyd et al, 2010).
Gli esercizi classici di neurodinamica si pongono l’obiettivo di mobilizzare passivamente l’edema intraneurale ponendo in stiramento progressivo e controllato il nervo interessato secondo direzioni prestabilite specifiche per il tipo di nervo coinvolto.
Questo tipo di trattamento ha già dimostrato la sua efficacia su diverse patologie dell’arto superiore e inferiore come la sindrome del tunnel carpale e le radicolopatie cervicali e lombari.
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