IL PIEDE PIATTO NEI BAMBINI

di Enricomaria Mattia

Il piede piatto è una condizione molto comune nei bambini, che spesso genera preoccupazione nei genitori, ma che nella maggior parte dei casi è del tutto fisiologica e destinata a risolversi spontaneamente con la crescita. Tuttavia, in alcune situazioni, questa condizione può persistere e richiedere un intervento specifico per evitare complicazioni future. Per approfondire questo tema, abbiamo intervistato il Dott. Mattia Enricomaria, fisiatra, esperto problematiche muscolo scheletriche in età evolutiva, che ci spiegherà come riconoscere, monitorare e trattare il piede piatto nei bambini, offrendo preziosi consigli per una gestione corretta e tempestiva di questa condizione.

Cos’è e come si presenta il Piede Piatto?

Il piede piatto si manifesta con l’assenza dell’arco plantare mediale, ossia quella curvatura che normalmente caratterizza la pianta del piede in un soggetto adulto. In altre parole, nella condizione di piede piatto, la pianta del piede appare completamente piatta, con la caviglia che, spesso, tende a cedere verso l’interno, facendo apparire il calcagno inclinato verso l’esterno. Questo fenomeno può essere accompagnato da un’inclinazione verso l’interno anche delle ginocchia, che assumono così una postura definita come “ginocchio valgo”.

Questa problematica colpisce anche i bambini?

Nei bambini piccoli (fatte salve alcune eccezioni) il piede piatto è considerato normale. Questo è dovuto alla presenza di un maggior spessore di grasso sottocutaneo e alla muscolatura del piede ancora in via di sviluppo. In effetti, nei primi anni di vita, fino all’età di circa 24 mesi, il piede piatto è fisiologico e non richiede trattamenti specifici. Con la crescita e lo sviluppo dell’arco plantare, il piede tende a modificarsi naturalmente.

Cosa succede durante la crescita? Nel corso della crescita, il piede del bambino subisce importanti trasformazioni. L’arco plantare, che è assente nei primi anni di vita, inizia a formarsi attorno ai sei anni, grazie a un processo di strutturazione ossea e legamentosa. Questo processo è cruciale per lo sviluppo di un piede normale, poiché permette la formazione degli archi plantari laterale, mediale e trasverso. Tuttavia, se questo sviluppo viene alterato o bloccato, il bambino potrebbe sviluppare un piede piatto permanente. In questi casi, il piede può assumere una particolare inclinazione durante la camminata, con un’andatura chiamata “andatura anserina” (o camminata “a papera”), caratterizzata dall’inclinazione del piede verso l’esterno. Questa situazione può portare a cadute frequenti o a difficoltà nella motricità.

Quando bisogna intervenire?

L’intervento ortopedico su un piede piatto di forma alterata (non fisiologica) diventa necessario generalmente dopo i tre anni di età, una volta che il bambino ha completato la fase di apprendimento della deambulazione. A questo punto, se il piede piatto persiste e si manifesta con sintomi quali dolore, affaticamento, o difficoltà motoria, è importante intervenire per evitare che la condizione si aggravi con la crescita.

Qual è il ruolo dei genitori nel monitorare il piede piatto dei propri figli? I genitori svolgono un ruolo cruciale nel monitorare lo sviluppo del piede del bambino. Devono osservare attentamente eventuali cambiamenti nel modo di camminare, la comparsa di dolore o affaticamento, e consultare tempestivamente uno specialista se notano qualcosa di anomalo. È importante non trascurare i sintomi, perché un intervento precoce può prevenire complicazioni future.

Come si effettua la diagnosi?

La diagnosi del piede piatto si basa su una combinazione di esame clinico e strumentale. Viene condotto un esame obiettivo ortopedico che include l’analisi della postura, la misurazione dell’arco plantare e l’esecuzione di test specifici, come il test di Jack, il test della punta, e altri esami funzionali. Oltre all’esame clinico, possono essere richiesti esami radiografici come l’RX sotto carico, che permettono di valutare l’angolazione delle ossa del piede e la loro relazione durante la deambulazione.

Quanto incide la genetica nello sviluppo del piede piatto?

La genetica gioca un ruolo importante nello sviluppo del piede piatto. Se un genitore o un parente stretto ha avuto problemi di piede piatto, c’è una maggiore probabilità che il bambino possa sviluppare la stessa condizione. Tuttavia, la genetica non è l’unico fattore; anche i fattori ambientali e le abitudini motorie del bambino influenzano lo sviluppo del piede.

Esistono esercizi particolari che possono aiutare nella prevenzione o nel trattamento del piede piatto?

Sì, esistono diversi esercizi che possono essere utili. Attività come la camminata a piedi nudi su superfici irregolari, la raccolta di oggetti con le dita dei piedi, e specifici esercizi di stretching e rafforzamento della muscolatura plantare possono aiutare a sviluppare e mantenere un arco plantare sano. Tuttavia, è sempre consigliabile fare riferimento a un fisioterapista per un programma di esercizi personalizzato.

Quali sono le opzioni di trattamento?

Il trattamento del piede piatto dipende dalla gravità della condizione e dai sintomi presenti. Nella maggior parte dei casi, viene adottato un approccio conservativo, che può includere l’uso di plantari ortopedici personalizzati, esercizi di fisioterapia per rinforzare la muscolatura del piede e migliorare la postura. Solo raramente è necessario ricorrere alla chirurgia correttiva, riservata ai casi in cui il piede piatto provoca dolore persistente o una marcata limitazione della funzionalità.

Qual è il momento giusto per ricorrere alla chirurgia nel trattamento del piede piatto?

La chirurgia è considerata solo quando il piede piatto provoca dolore persistente, interferisce con le attività quotidiane del bambino, o quando i trattamenti conservativi non hanno avuto successo. La decisione di intervenire chirurgicamente viene presa caso per caso, tenendo conto della gravità della condizione e dell’età del bambino, non prima di solito dei 7 anni di età.

Per concludere possiamo dire che il piede piatto nei bambini è una condizione comune che spesso si risolve con la crescita. Tuttavia, è importante monitorare l’evoluzione della condizione per intervenire tempestivamente se necessario, garantendo così un corretto sviluppo e prevenendo possibili complicazioni future.

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